L’Italia accelerare su fonti pulite, mobilità sostenibile ed efficienza energetica: le raccomandazioni su energia e clima al nostro paese nel rapporto pubblicato dalla Commissione Ue.
Il Paese è sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi nazionali al 2020 su rinnovabili e riduzione delle emissioni inquinanti, ma i suoi progressi stanno rallentando ed in alcuni settori, come nei trasporti ad esempio, è in ritardo, mentre i prezzi di elettricità e gas in media restano elevati e molti investimenti in nuove infrastrutture sono ancora bloccati.
Per quanto riguarda le tecnologie verdi, precisa il documento riportando i dati del 2017 vs 2016, la quota della produzione di elettricità da fonti rinnovabili è rimasta ferma intorno al 34%, mentre la percentuale totale delle energie pulite nei trasporti è leggermente diminuita dal 7,4% al 6,5% nel giro di un anno.
Così solo il contributo delle fonti pulite nel settore del riscaldamento e del raffreddamento è aumentata nello stesso periodo, prosegue l’analisi della Commissione Ue (dal 18,9% al 20,1%), pertanto sono necessari, si legge nel rapporto “ulteriori sforzi in tutti e tre i settori al fine di garantire una crescita costante delle energie rinnovabili e il raggiungimento degli obiettivi per il 2020 e il 2030”.
Poi la Commissione Ue afferma che l’Italia dovrebbe investire di più per migliorare le infrastrutture energetiche: la rete elettrica, ad esempio, “non è ancora sufficientemente attrezzata per far fronte all’aumento degli scambi transfrontalieri e alla diffusione delle energie rinnovabili variabili previsti per il 2030”.
Inoltre, evidenzia il documento, finora gli investimenti nella mobilità urbana sostenibile “sono stati molto limitati” così come gli investimenti per nuovi trasporti ferroviari (con un riferimento anche al ritardo della TAV Torino-Lione).
Per quanto riguarda, infine, i prezzi dell’energia, secondo la Commissione Ue i prezzi all’ingrosso di elettricità e gas “sono ancora tra i più alti dell’Ue” per diversi motivi, tra cui la struttura della rete, il peso degli oneri e della componente fiscale.
Anche i prezzi finali al dettaglio, osserva il documento, sono tra i più elevati dell’Ue perché il mercato resta molto concentrato e le imposte e i prelievi fiscali sono “pesanti”.
Fonte: European Country Report